Gentile Ministro Gualtieri, governatrice Lagarde e ministri e governatori delle banche centrali dei paesi del G20, 

Negli incontri di questa settimana del G20, del Consiglio dell’Unione Europea e in altri summit nazionali e internazionali, discuterete di come rispondere alla pandemia e alla sempre più grave crisi economica. 

Migliaia di miliardi di euro di fondi pubblici sono in gioco, e da settimane, nelle stanze del potere e sui giornali, si stanno discutendo piani ad ampio spettro per la ripresa economica. Le decisioni prese adesso da governi, istituti finanziari, regolatori e investitori decideranno le sorti del mondo nei prossimi decenni.

La pandemia di covid-19 ci sta impartendo una lezione sull’importanza della cura, dell’equità e dell’equilibrio. L’emergenza sanitaria sta colpendo quasi ogni paese e comunità. Se il virus non discrimina sulla base della razza, del genere o della classe sociale, le strutture sociali invece lo fanno. Come è nel caso della sempre più grave crisi climatica, i vulnerabili, i poveri, le donne e gli esclusi sono quelli che stanno pagando il prezzo più altro in questa emergenza.

In questi mesi abbiamo assistito ad una rottura senza precedenti di ciò che è consueto e considerato “normale”. Ma la pandemia continua anche a mettere in risalto le forti disparità e ingiustizie nelle nostre società. Centinaia di milioni di persone sono state gettate e lasciate in uno stato di povertà e, presto, di fame. La maggior parte dei governi non ha le risorse necessarie ad affrontare questa sfida formidabile.

Questo è un momento critico, e richiede una scelta chiara da parte di ciascuno di voi. Questa fase nella nostra vita collettiva finirà nei libri di storia come una di due cose: come il momento in cui voi tutti avrete davvero affrontato la sfida cui ci troviamo di fronte; oppure come il momento in cui avete ceduto alle pressioni di lobby e gruppi di potere, usato le nostre risorse pubbliche per fare gli interessi di pochi potenti o semplicemente cercato di ripristinare lo status quo, accettando che continuino ad aumentare le disuguaglianze.

Quello di cui abbiamo bisogno adesso è una ripresa sana, verde, femminista e soprattutto giusta.

Per farlo bisogna che ricostruiamo le nostre economie in modo che funzionino per tutti, non solo per pochi grandi gruppi. 

Questo significa adottare riforme fiscali progressiste per garantire e assicurare con investimenti pubblici l’accesso universale alla sanità, all’educazione, ad adeguate protezioni sociali e a un ambiente pulito come diritti umani essenziali di tutti. Significa proteggere i diritti dei lavoratori e creare milioni di posti di lavoro adeguatamente retribuiti in settori che contribuiscano alla profonda decarbonizzazione necessaria e che non danneggino ulteriormente l’ambiente e le nostre comunità. Significa affrontare una volta per tutte le violenze di genere e assicurare condizioni di lavoro sicure e una retribuzione adeguata a chi si occupa del lavoro di cura; durante la crisi, ma soprattutto nel lungo periodo. Significa costruire economie femministe e più egualitarie che supportino donne e uomini investiti dagli obblighi di cura, garantendo malattie retribuite e ferie pagate per problemi sanitari e familiari. Significa infine mettere in atto soluzioni per la crisi climatica che siano eque a livello nazionale e internazionale: nessuno deve essere lasciato ingiustamente indietro ad affrontare da solo gli impatti dei cambiamenti climatici.

Una ripresa giusta del genere può solo avere luogo se i paesi a basso reddito saranno liberati dal peso dei programmi di aggiustamento strutturale e del debito, e in grado di mobilitare le risorse necessarie ad affrontare l’emergenza sanitaria, così come a contribuire ai cambiamenti sistemici necessari a costruire economie e sistemi energetici a basse emissioni. È essenziale anche che gli attivisti e le organizzazioni della società civile, che affrontano il potere con verità spesso scomode e danno voce ai bisogni degli esclusi, siano coinvolte nei processi decisionali e protette nell’esercizio delle loro funzioni garantendo che ne siano rispettati i diritti civili.

Voi siete coloro i quali prendono le decisioni che contano nei paesi più ricchi e potenti del pianeta. Ci si aspetta da voi che prendiate queste decisioni nell’interesse dei tanti, e non dei pochi. Quelle migliaia di miliardi di euro di cui state discutendo sono soldi nostri. Le vite in gioco sono le nostre vite. Il futuro che dipende dalle vostre scelte è il nostro futuro. Voi siete responsabili agli occhi delle generazioni presenti e future di essere buoni amministratori e protettori del bene comune. 

Tuttavia, vaste somme di denaro pubblico sono già state spese nel sostenere finanziariamente le multinazionali dei combustibili fossili e altre industrie inquinanti, per la gran parte senza imporre alcuna condizione sociale o ambientale. Invece di investire in un futuro migliore, ci state trascinando una volta di più nel passato. 

Ma stiamo arrivando al punto di non ritorno. 

Quindi noi, sottoscritti, rappresentati di organizzazioni della società civile in ogni campo, oggi vi mettiamo in mora.

Siete ancora in tempo per fare la cosa giusta e assicurare che le risorse rese disponibili per la ripresa economica siano spese per ridurre le disuguaglianze, assicurare la giustizia di genere, correggere le ingiustizie, riconoscere e mettere fine al razzismo strutturale, evitare ulteriori cambiamenti climatici e la conseguente estinzione di interi ecosistemi. 

L’unica risposta accettabile alla crisi del covid-19 è di mettere in atto piani di ripresa che si prefiggano di riparare ciò che c’è di rotto nelle nostre società e di indirizzarci su un nuovo percorso, verso un futuro più giusto e più sostenibile per tutti. 

 

Firme: 

May Boeve, Executive Director, 350.org
Julia Sánchez, Secretary General, ActionAid
Lidy Nacpil, Asian Peoples Movement on Debt and Development
Pascal Vollenweider, Climate Campaign Director, Avaaz
Rajiv Joshi
, Founder, Bridging Ventures
Kieran Suckling, Executive Director, Center for Biological Diversity
Lysa John, Secretary General, CIVICUS
Tasneem Essop, Executive Director, Climate Action Network (CAN)
Catherine Abreu, Executive Director, Climate Action Network Canada
Luisa Neubauer, Fridays For Future Germany
Beckie Malay, Salina Sanou and Riccardo Moro, Global Co-Chairs, Global Call to Action Against Poverty (GCAP)
Jennifer Morgan, Executive Director, Greenpeace International
Yeb Saño, Director, Greenpeace Southeast Asia
Nnimmo Bassey, Director, Health of Mother Earth Foundation
Sarah-Jayne Clifton, Director, Jubilee Debt Campaign
José Maria Vera, Executive Director (Interim), Oxfam International
Tzeporah Berman, International Program Director, Stand.Earth
André-Yanne Parent, Executive Director, The Climate Reality Project Canada

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