Perché l’Europa non deve dare il proprio sostegno al TAP

– una lettera aperta indirizzata alla Commissione Europea e alle banche pubbliche europee (la BEI e la BERS)

Photo: Alessandra Tommasi

luglio 2017

All’attenzione di Maroš Šefčovič, vicepresidente della Commissione Europea e Commissario europeo per l’unione energetica. Werner Hoyer, Presidente della Banca europea per gli investimenti, e Suma Chakrabarti, Presidente della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo.

Facciamo appello alla Commissione Europea affinché’ ritiri il proprio supporto al Trans Adriatic Pipeline (TAP), il mega-gasdotto che si estenderà per 878 km, e alle banche pubbliche europee affinché si rifiutino di finanziare il progetto.

Il TAP e’ la parte occidentale del prospettato sistema di gasdotti conosciuto come il Corridoio sud del gas. Secondo i piani, la rete di gasdotti sarebbe operativa dal 2020 e trasporterebbe 10 miliardi m³ di gas dall’Azerbaigian all’Europa, e 6 miliardi m³ di gas in Turchia all’anno. Questo gasdotto manderebbe a monte gli obiettivi climatici dell’Europa, aumenterebbe la nostra dipendenza energetica da regimi politici autoritari(1), sottraendo miliardi in finanziamenti pubblici a soluzioni più democratiche basate su fonti rinnovabili, oltre ad avere un impatto intollerabile sulle comunità attraversate dal progetto.

Basta considerare il suo impatto sul clima  perché sia chiaro che il TAP non può’ andare avanti. Il progetto del gasdotto è’ stato delineato prima che fosse firmato l’accordo di Parigi. Invece di ridurre le emissioni al più presto, come previsto dall’accordo, il TAP rischia di imprigionare  l’Europa in un sistema energetico basato sui combustibili fossili per i prossimi decenni. Considerato che l’uso dei combustibili fossili attuale già supera(2) il limite di consumo di carbonio fissato per evitare cambiamenti climatici irreversibili, non c’è alcuna ragione di costruire nuove infrastrutture per il trasporto e l’utilizzo di combustibili fossili, specialmente della portata del Corridoio sud del gas.

La stessa Commissione Europea ha ammesso(3) che non e’ stata condotta nessuna valutazione dell’impatto climatico del gasdotto, dunque l’unica soluzione ragionevole sarebbe congelare immediatamente il supporto della Commissione Europea al Trans Adriatic Pipeline (TAP) e alle altre sezioni del Corridoio sud del gas. È ora che i funzionari pubblici onorino le loro promesse sul clima tramite iniziative giuste e appropriate in linea con l’accordo di Parigi.

Questo gasdotto non può essere costruito senza il supporto finanziario pubblico, per cui ci appelliamo anche alle banche finanziate con il denaro dei cittadini europei che stanno considerando di investire nel progetto – la Banca europea per gli investimenti (BEI) e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS) – affinché non prendano parte a questo progetto. E’ chiaro che questo gasdotto  non serve per far fronte ai nostri bisogni  energetici, come emerge da un’analisi della stessa Commissione Europea che prevede un generale declino della domanda di gas nella regione(4). Investire nel Corridoio sud del gas non solo va contro l’interesse pubblico, ma rischia di rivelarsi presto un inutile spreco di denaro in una risorsa inutilizzata che sarà solo fonte di debiti.

La BEI e la BERS sono inoltre partner ufficiali della ‘’Extractive Industries Transparency Initiative’’ (Iniziativa di trasparenza dell’Industria Estrattiva), fondata per promuovere trasparenza e buona governance nell’industria del petrolio, del gas e del carbone. A Marzo l’Azerbaigian ha abbandonato questa iniziativa di trasparenza dopo esserne stato sospeso a causa delle preoccupazioni in merito alle libertà garantite alla società civile e al rispetto dei diritti umani nel paese – un ulteriore motivo per cui finanziare questo progetto sarebbe inappropriato per la BEI e la BERS.

Il TAP comporterebbe infine un pesante impatto per le molte comunità’ attraversate dal progetto in Albania, Grecia e Italia, tra le altre. A Melendugno, il punto di approdo del gasdotto in Italia, il “Comitato No TAP” è convinto che questo sia un progetto non democratico, imposto dal governo nazionale, e che causerà vasti danni economici ed ambientali irreparabili nell’area. I cittadini temono giustamente l’impatto sul turismo, sulla qualità dell’acqua e sulle fonti di sostentamento legate all’industria agricola degli ulivi. Quando sono cominciati i lavori di sradicamento di centinaia di antichi ulivi per far spazio al gasdotto, un movimento popolare ha visto migliaia di persone organizzarsi in una protesta non violenta per bloccare i lavori, attirando l’attenzione dei media. La sola portata della protesta, insieme alle barricate erette per bloccare l’accesso al cantiere, sono riuscite a causare la sospensione dei lavori. Se i lavori di costruzione continueranno, è probabile che si verifichino di nuovo simili azioni di resistenza da parte delle comunità, poiché la gente difende i propri diritti, le fonti di sostentamento e il paesaggio locale.

Noi sottoscritti chiediamo l’immediata sospensione di tutti i lavori relativi al TAP e al Corridoio sud del gas. Sollecitiamo la Commissione Europea a riconsiderare il proprio supporto al gasdotto, e facciamo appello alla BEI e alla BERS affinché non investano fondi pubblici in questo progetto superfluo, ingiusto e finanziariamente imprudente.

 

1 https://priceofoil.org/2016/09/22/the-skys-limit-report/

2 https://espresso.repubblica.it/attualita/2017/04/17/news/i-segreti-del-tap-operazione-erdogas-1.299689?ref=HEF_RULLO

3 https://www.europarl.europa.eu/sides/getAllAnswers.do?reference=E-2016-007932&language=EN

4 https://www.e3g.org/news/media-room/europes-declining-gas-demand

Firmato,

Bill McKibben, fondatore di 350.org
Naomi Klein, attivista e autrice del libro Una rivoluzione ci salverà: Perché
il capitalismo non è sostenibile
99 posse, band italiana di hip hop e reggae
Caparezza,
cantante
Florent Compain, 
presidente di Les Amis de la Terre
Mark Fodor, direttore del CEE Bankwatch Network
Johan Frijns, 
direttore di BankTrack
Elena Gerebizza, Re:Common
Sebastien Godinot, 
economista, WWF European Policy Office
Rafael Gonzalez
, Protettore dell’Acqua a Porto Rico e in Dakota
James Hansen, professore di Scienze Ambientali e della Terra alla Columbia University
Wenonah Hauter, direttrice esecutiva, Food & Water Watch
Rachel Heaton, cofondatrice delle Mazaska Talks e membro della tribù Muckleshoot / discendente della tribù Duwamish
Danielle Hirsch, direttrice, Both ENDS
Ziva Kavka Gobbo, 
presidentessa, Focus Association for Sustainable Development
Jeremy Leggett, 
SolarAid & Direttore di Solar Century
Simon Lewis, 
professore di Scienza del Cambiamento Globale, UCL
Lo Stato Sociale, gruppo musicale
Erri De Luca
, scrittore, traduttore e poeta italiano
Olivier de Marcellus, coordinatore, Climat Justice Sociale

Valerio Mastrandrea, attore italiano
Nataani Means
, Protettore dell’Acqua Navajo nella Contea di Oglala Lakota
Luca Mercalli, presidente della Società Meteorologica Italiana
Kumi Naidoo
, direttore esecutivo, Africans Rising
Don Pasta, scrittore
Alfons Pérez, 
Xarxa de l’Observatori del Deute en la Globalització
Tim Ratcliffe,
350.org
Harald Ruecker, 
presidente – BI lebenswertes Korbach e.V.
Mark Ruffalo, attore americano e attivista sociale
Anna Schoemakers, 
direttrice, Greenpeace Netherlands
Heffa Schücking, 
biologa, Urgewald
Sarah Sexton, Larry Lohmann & Nicholas Hildyard
 – The Corner House
Sarah Shoraka, 
Platform London
Xavier Sol, 
direttore, Counter Balance
Magda Stoczkiewicz, Friends of the Earth Europe
Woro Supartinah, 
coordinatrice, Jikalahari, Indonesia
James Thornton
, CEO di ClientEarth
Wendel Trio, direttore, Climate Action Network Europe
Treble Lu Professore, 
band reggae salentina
Wasté Win Young
, membro della tribù Lakota/Dakota e di Standing Rock

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